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Garza iodoformica

La garza iodoformica è formata da diversi strati di tessuto imbevuto di iodoformio. Stiamo parlando di un alogenuro alchilico ad azione antibatterica che entra in contatto con il liquido che rilascia la ferita e che rilascia lentamente, dissolvendosi, piccole quantità di iodio. A temperatura ambiente la garza iodoformica si presenta come un solido giallo dal forte odore che ricorda in qualche modo quello della trielina. Del resto lo iodio viene utilizzato da tempo in medicina per via delle sue proprietà antimicrobiche e disinfettanti dall’ampio spettro terapeutico. La garza iodoformica agisce contro i batteri Gram positivi e Gram negativi, sia aerobi che anaerobi e contro miceti e virus. Del resto l’uso dello iodoformio per via interna è stato ormai abbandonato per via della sua tossicità e anche l’uso della garza iodoformica dente si sta facendo sempre meno frequente per via dell’odore molto sgradevole e della presenza di numerose controindicazioni.

Garza iodoformica come si usa

La garza iodoformica ha una serie di caratteristiche che ora cercheremo di approfondire per offrire una maggiore comprensione del suo utilizzo. La garza iodoformica ha una forte proprietà antisettica e antibatterica che consente di poterla tenere anche molto a lunga sulla ferita rispetto ad altri tipi di garze. Molti consigliano proprio la garza iodoformica per non dover cambiare continuamente la medicazione e alterare le condizioni della ferita ostacolandone quindi la guarigione. Solitamente la garza iodoformica viene consigliata dal dentista soprattutto quando si ha a che fare con lesioni cutanee molto estese. Le garze di questo genere sono delle garze idrofile di puro cotone imbevute di iodoformio che viene cosparso in modo uniforme su tutta la superficie. Ma che cos’è esattamente lo iodoformio? Si tratta di una sostanza antibatterica ottenuta dall’azione dello iodio e dell’acetone e di alcuni alcoli secondari, ovvero composti organici che hanno una composizione molto simile a quella degli alcani.

Garza iodoformica e alveolite post-estrattiva

L’alveolite post-estrattiva è quel dolore derivante dall’osso esposto per via del coagulo alveolare che si sposta o si degrada. Si tratta di una condizione che può essere molto dolorosa per il paziente e che necessita un intervento immediato da parte del dentista. Sono soprattutto alcune categorie di persone come i fumatori e le donne che assumono contraccettivi orali che sono maggiormente esposte al rischio dell’alveolite post-estrattiva. Solitamente questa patologia si presenta dopo la rimozione dei molari mandibolari, in generale denti del giudizio. In generale il dolore comincia verso il secondo o terzo giorno post-operatorio e si irradia all’orecchio in modo abbastanza rapido e fastidioso. Il dolore dell’alveolite post-estrattiva ha una durata che oscilla, a seconda dei casi, da pochi giorni a diverse settimane.

La cavità dovrà essere risciacquata con una soluzione salina o clorexidina allo 0,12% e dovrà poi essere posizionato da parte del dentista del materiale palliativo. In passato in questi casi il dentista utilizzava una garza iodoformica saturata con eugenolo e rivestita con un unguento anestetico come la lidocaina o la tetracaina. Bisognerà sostituire la garza iodoformica almeno ogni 1-3 giorni fin quando, una volta rimossa la garza emostatica dente, non si aveva una ricomparsa dei sintomi. Oggi si preferisce utilizzare una miscela di amben, eugenolo e iodoformio in quanto si lava spontaneamente dall’alveolo solo dopo alcuni giorni. Tali procedure di solito comunque eliminano il bisogno di somministrare analgesici sistemici. L’alveolite secca comunque è tipicamente una complicanza post-operatoria molto comune che si presenta per via di problemi nella guarigione della ferita alveolare dopo l’estrazione del dente. La gestione di tale condizione mira a controllare il dolore durante il periodo di guarigione e si ottiene mediante farmaci palliativi.

Garza emostatica dente ed estrazione

Ma come si ferma una emorragia gengivale che si manifesta dopo l’estrazione di un dente? In questi casi per arrestare la perdita di sangue si consiglia di comprimere la ferita con un tampone odontoiatrico fornito al dentista o con una garza sterile, evitando l’uso del cotone idrofilo, e mantenendo la giusta pressione. Si consiglia di maneggiare tampone o garza con le mani perfettamente pulite per evitare che il coagulo vi aderisca. Durante la compressione si consiglia di tenere la testa sollevata e il viso piegato appena verso il basso così da fare in modo che la forza di gravità limiti il flusso sanguigno e il sangue non vada in gola provocando un senso di nausea e di vomito.

Per procedere al meglio bisogna inumidire una garza sterile con acqua fredda, strizzarla e poi arrotolarla su se stessa. Si dovrà poi posizionare la garza iodoformica sulla parte sanguinante e stringere i denti per quindici minuti così da ottenere la compressione senza mai allentare il morso. Si dovrà poi togliere la garza dopo circa trenta minuti. In questi casi è del tutto normale provare dolore e, qualora il sanguinamento non cessasse, si consiglia di ripetere l’operazione serrando i denti con maggior forza. Spesso comunque si consiglia di applicare all’esterno del ghiaccio sempre non a contatto diretto con la pelle sulla parte del viso corrispondente al sanguinamento in corso.
Garza iodoformica