Necrosi mandibolare
La necrosi mandibolare è una lesione orale che non deve essere mai sottovalutata e che coinvolge l’osso mandibolare o mascellare scoperto. Una necrosi ossea mandibolare può creare dolore ma può anche essere asintomatica a seconda dei diversi casi. In genere la diagnosi per necrosi mandibolare viene fornita grazie alla presenza dell’osso esposto per almeno 7-8 settimane. La necrosi mandibolare è considerata solitamente una lesione orale che coinvolge mandibola o osso mascellare. Dobbiamo anche dire che questa patologia potrebbe avvenire spontaneamente o dopo estrazioni dentarie o traumi. Nei prossimi paragrafi cercheremo di soffermarci sui sintomi e sui trattamenti della necrosi mandibolare.
Necrosi della mandibola sintomi
La necrosi mandibolare o osteonecrosi della mandibola potrebbe essere un’osteomielite refrattaria e non una vera e propria osteonecrosi, specialmente se si sviluppa come conseguenza dell’uso di bifosfonati. Al momento non ci sono ancora evidenze che l’uso continuato di bifosfonati per via orale per la prevenzione dell’osteoporosi aumenti anche il rischio di necrosi mandibolare. La necrosi mandibolare può essere priva di sintomi anche per lunghi periodi di tempo. I sintomi della necrosi mandibolare solitamente si sviluppano assieme con i segni. Nelle fasi successive la necrosi mandibolare si manifesta con dolore e scarico purulento dall’osso esposto nella mandibola. Inoltre con la necrosi mandibolare potrebbero anche svilupparsi fistole intraorali ed extraorali.
Necrosi della mandibola: la diagnosi
Per quanto riguarda la diagnosi della necrosi della mandibola servirà una valutazione clinica da parte dello specialista. La necrosi della mandibola si diagnostica abbastanza facilmente quando l’osso necrotico esposto risulta presente nel mascellare superiore o inferiore per non meno di 8 settimane. Ci sono diversi sistemi di classificazione per definire la stadiazione dell’osso in necrosi. La più comune è quella di Arlet-Ficat basata sul grado di collasso dell’articolazione. La diagnosi della necrosi della mandibola resta difficile da eseguire e necessita di un elevato indice di sospetto.
Spesso l’accertamento viene eseguito mediante radiografie, soprattutto nella fase iniziale. Per la diagnosi comunque l’esame migliore è la risonanza magnetica nucleare. La necrosi della mandibola si manifesta procurando dolore nelle fasi iniziali. Con il passare del tempo potrebbero però anche verificarsi delle fratture locali fino al collasso dell’osso. Si tenga anche conto che molti pazienti potrebbero avere sintomi di necrosi della mandibola anche 12 mesi prima che questa patologia venga effettivamente diagnosticata dallo specialista. Molti che soffrono di necrosi della mandibola non riescono a compiere facilmente anche solo gesti normali.
Necrosi mandibolare cura
Molti dei pazienti che soffrono di necrosi mandibolare vengono indirizzati da parte degli specialisti a un trattamento di tipo conservativo. E’ prevista quindi una igiene orale molto scrupolosa per andare a eliminare possibili problemi dentali. In molti casi si consiglia anche di assumere antibiotico per via locale o sistemica. Spesso la cura della necrosi mandibolare prevede il trattamento chirurgico solamente quando l’igiene orale non riesce a impedire la progressione ulteriore della patologia. In questi casi il dentista procederà con la resezione estesa delle porzioni ossee interessate dalla patologia fino ad arrivare all’osso sano. Secondo molti specialisti anche la terapia iperbarica in combinazione alla chirurgia ha una grande efficacia nel trattamento della necrosi ossea mandibolare. La necrosi ossea dentale invece è una fase terminale delle patologie che colpiscono la polpa del dente e potrebbe essere conseguenza della pulpite irreversibile o derivare da un mancato apporto di sangue al tessuto del dente. Si consideri poi che in molti casi la necrosi ossea dentale non ha sintomi evidenti.
Osteonecrosi da bifosfonati
Come abbiamo visto la necrosi mandibolare può essere causata da bifosfonati, più precisamente zolendronato, pamidronato, risendronato o clodronato. Questi farmaci infatti agiscono in modo selettivo sul tessuto osseo in quanto inibiscono la funzione degli osteoclasti. Vengono somministrati per curare quelle patologie dove c’è un aumentato riassorbimento osseo. Solitamente i bifosfonati vengono consigliati per curare neoplasie maligne, osteoporosi, chirurgia ortopedia o malattia di Paget. I bifosfonati agiscono tipicamente andando a inibire la funzione degli osteoclasti impedendone la migrazione e attivando l’apoptosi. Secondo diversi studi queste molecole impediscono il fisiologico ricambio osseo con dei microdanni strutturali che finiscono per compromettere la vascolarizzazione e ridurre i livelli dei fattori di crescita per le cellule endoteliali. In questi casi si inibisce quindi la funzione di queste cellule. Non ci sono dati in letteratura sulla durata della permanenza dei bifosfonati nel tessuto osseo e sugli effetti ischemici in rapporto alla posologia.
Bifosfonati e aspetti clinici
Per quanto riguarda gli aspetti clinici dopo l’uso dei bifosfonati potrebbero presentarsi dei focolai osteomielitici singoli o multipli in sede mascellare o mandibolare. All’inizio appaiono come delle banali patologie infiammatorie alveolari ma sono piuttosto refrattarie alle terapie sistemiche. In genere i pazienti mostrano anche un’esposizione a livello del cavo orale di tessuto osseo necrotico accompagnata da flogosi acuta o sub-acuta in atto. La terapia consiste nella somministrazione di antibiotici sistemici a cicli mentre la chirurgica viene riservata ai pazienti sintomatici che non rispondono alla terapia medica.
Necrosi della mandibola sintomi
La necrosi mandibolare o osteonecrosi della mandibola potrebbe essere un’osteomielite refrattaria e non una vera e propria osteonecrosi, specialmente se si sviluppa come conseguenza dell’uso di bifosfonati. Al momento non ci sono ancora evidenze che l’uso continuato di bifosfonati per via orale per la prevenzione dell’osteoporosi aumenti anche il rischio di necrosi mandibolare. La necrosi mandibolare può essere priva di sintomi anche per lunghi periodi di tempo. I sintomi della necrosi mandibolare solitamente si sviluppano assieme con i segni. Nelle fasi successive la necrosi mandibolare si manifesta con dolore e scarico purulento dall’osso esposto nella mandibola. Inoltre con la necrosi mandibolare potrebbero anche svilupparsi fistole intraorali ed extraorali.
Necrosi della mandibola: la diagnosi
Per quanto riguarda la diagnosi della necrosi della mandibola servirà una valutazione clinica da parte dello specialista. La necrosi della mandibola si diagnostica abbastanza facilmente quando l’osso necrotico esposto risulta presente nel mascellare superiore o inferiore per non meno di 8 settimane. Ci sono diversi sistemi di classificazione per definire la stadiazione dell’osso in necrosi. La più comune è quella di Arlet-Ficat basata sul grado di collasso dell’articolazione. La diagnosi della necrosi della mandibola resta difficile da eseguire e necessita di un elevato indice di sospetto.
Spesso l’accertamento viene eseguito mediante radiografie, soprattutto nella fase iniziale. Per la diagnosi comunque l’esame migliore è la risonanza magnetica nucleare. La necrosi della mandibola si manifesta procurando dolore nelle fasi iniziali. Con il passare del tempo potrebbero però anche verificarsi delle fratture locali fino al collasso dell’osso. Si tenga anche conto che molti pazienti potrebbero avere sintomi di necrosi della mandibola anche 12 mesi prima che questa patologia venga effettivamente diagnosticata dallo specialista. Molti che soffrono di necrosi della mandibola non riescono a compiere facilmente anche solo gesti normali.
Necrosi mandibolare cura
Molti dei pazienti che soffrono di necrosi mandibolare vengono indirizzati da parte degli specialisti a un trattamento di tipo conservativo. E’ prevista quindi una igiene orale molto scrupolosa per andare a eliminare possibili problemi dentali. In molti casi si consiglia anche di assumere antibiotico per via locale o sistemica. Spesso la cura della necrosi mandibolare prevede il trattamento chirurgico solamente quando l’igiene orale non riesce a impedire la progressione ulteriore della patologia. In questi casi il dentista procederà con la resezione estesa delle porzioni ossee interessate dalla patologia fino ad arrivare all’osso sano. Secondo molti specialisti anche la terapia iperbarica in combinazione alla chirurgia ha una grande efficacia nel trattamento della necrosi ossea mandibolare. La necrosi ossea dentale invece è una fase terminale delle patologie che colpiscono la polpa del dente e potrebbe essere conseguenza della pulpite irreversibile o derivare da un mancato apporto di sangue al tessuto del dente. Si consideri poi che in molti casi la necrosi ossea dentale non ha sintomi evidenti.
Osteonecrosi da bifosfonati
Come abbiamo visto la necrosi mandibolare può essere causata da bifosfonati, più precisamente zolendronato, pamidronato, risendronato o clodronato. Questi farmaci infatti agiscono in modo selettivo sul tessuto osseo in quanto inibiscono la funzione degli osteoclasti. Vengono somministrati per curare quelle patologie dove c’è un aumentato riassorbimento osseo. Solitamente i bifosfonati vengono consigliati per curare neoplasie maligne, osteoporosi, chirurgia ortopedia o malattia di Paget. I bifosfonati agiscono tipicamente andando a inibire la funzione degli osteoclasti impedendone la migrazione e attivando l’apoptosi. Secondo diversi studi queste molecole impediscono il fisiologico ricambio osseo con dei microdanni strutturali che finiscono per compromettere la vascolarizzazione e ridurre i livelli dei fattori di crescita per le cellule endoteliali. In questi casi si inibisce quindi la funzione di queste cellule. Non ci sono dati in letteratura sulla durata della permanenza dei bifosfonati nel tessuto osseo e sugli effetti ischemici in rapporto alla posologia.
Bifosfonati e aspetti clinici
Per quanto riguarda gli aspetti clinici dopo l’uso dei bifosfonati potrebbero presentarsi dei focolai osteomielitici singoli o multipli in sede mascellare o mandibolare. All’inizio appaiono come delle banali patologie infiammatorie alveolari ma sono piuttosto refrattarie alle terapie sistemiche. In genere i pazienti mostrano anche un’esposizione a livello del cavo orale di tessuto osseo necrotico accompagnata da flogosi acuta o sub-acuta in atto. La terapia consiste nella somministrazione di antibiotici sistemici a cicli mentre la chirurgica viene riservata ai pazienti sintomatici che non rispondono alla terapia medica.
